Le monete deldel passato, più o meno antiche, e da collezionismo parlano di storia, di tradizioni, di design.
MONETE ANTICHE ROMANEROMANE E GRECHE
Prendiamo il denario delle Idi di Marzo, fatto coniare da Bruto per celebrare il Cesaricidio. Su un lato, troviamo due pugnali, un pileus, simbolo di libertà, e la data, Eid Mar. Sull’altro, l’effigie di Bruto e le scritte BRVT IMP e L. PLAET CEST.
Nel 2022, a Zurigo, una di queste monete, in versione aurea, è stata venduta per 2,2 milioni di franchi svizzeri, circa 2,1 milioni di euro.
Dal 2010 al 2021 è stata al British Museum, al quale l’aveva prestata un collezionista privato.
Ma la moneta antica più pagata di sempre è uno statere d’oro del Regno del Bosforo risalente al IV secolo avanti Cristo.Su una parte, c’è l’immagine di un satiro, forse un rimando a Satyros I, sovrano dal 432 al 389. Sull’altra, quella di un grifone.
Secondo la mitologia, questi animali erano i custodi delle miniere d’oro della Scizia. Valore della moneta: 4,8 milioni di sterline, incassate dall’Ermitage. Sembra ne circolino solo tre esemplari.
NELL’ERA MODERNA EE CONTEMPORANEA
Gian Francesco Trivulzio fece coniare un testone dalla Zecca di Roveredo. Sul dritto vediamo il profilo di questo nobile e la scritta FRANCISC/TRIVL MAR VIG. MAR VIG sta per Marchese di Vigevano. Sul rovescio possiamo apprezzare un’immagine di San Biagio Vescovo.
Risale a poco prima del 1549, anno in cui i Trivulzio vendettero il feudo agli abitanti della valle per 24.000 scudi.
Gian Francesco è stato il primo dei Trivulzio a mettere il proprio ritratto sul conio. Ha potuto battere moneta grazie alla concessione fatta dall’Imperatore Federico III d’Asburgo allo zio Gian Giacomo.
Monete antiche austro-africaneaustro-africane
A proposito di Asburgo, tra il XVIII e il XX secolo in Africa Orientale accettavano molto volentieri i talleri di Maria Teresa.
Quando l’Italia cominciò la colonizzazione, per un po’ lasciò le cose come stavano. Ma nel 1891 volle introdurre il tallero eritreo. Fu inutile: la popolazione locale non lo usava.
Ci riprovò nel 1918 con il tallero italiano e anche questa volta l’operazione fallì. La somiglianza delle due monete con quella asburgica (che ritroviamo soprattutto nella seconda) non servì.
Nel 1935, l’Austria autorizzò il nostro governo a battere i talleri di Maria Teresa per l’Africa Orientale Italiana. Nel 1519, i conti Schlick fecero coniare il Joachimstaler Guldengroschen, il grosso aureo della valle di San Gioacchino, con l’argento dei loro giacimenti in quel territorio. Taler in basso tedesco significa valle.
Etimologia di dollarodollaro
Siccome Joachimstaler Guldengroschen è un po’ complicato da dire, c’era bisogno di una semplificazione.
Sembra che il primo a usare solo «taler» sia stato Erasmus Alberus.
In seguito, nacquero diverse monete con questo nome.
Il passaggio da taler a dollaro è avvenuto attraverso il basso tedesco daler e, soprattutto, lo spagnolo doleras.
Infatti, fino al 1857 il real da otto, detto anche dollaro spagnolo, negli Stati Uniti aveva corso legale. Alcuni numismatici pensano che sia stato utilizzato come modello per la valuta americana.
Joachimsthal si trova nella Repubblica Ceca. Non è l’unico luogo ad aver dato il nome a una moneta: lo ha fatto anche Marengo.
MONETE ANTICHE ITALIANEITALIANE
Vediamo qualche moneta italiana passata alla storia della numismatica.
Sabaude
Partiamo dalle cento lire Vittorio Emanuele III. Sul fronte troviamo l’effigie del Re e sul retro l’allegoria dell’Italia su una prora, un fascio littorio e l’anno di emissione espresso sia secondo il calendario gregoriano sia secondo la datazione fascista.
Ne esistono quattro tipi: 1931 – IX, 1931 – X, 1932 – X e 1933 – XI. Quelle del primo gruppo sono comuni, quelle del secondo rare, quelle del terzo e del quarto non comuni.
Monete della RepubblicaRepubblica Italiana
Le 500 lire d’argento con le caravelle dovevano trasmettere l’idea della rinascita economica dell’Italia del dopoguerra, della stabilità della sua valuta e del benessere diffuso. In un certo senso, era un nuovo Rinascimento. Questo era l’intento comunicativo del Ministro del Tesoro, il senatore Giuseppe Medici, quando commissionò il progetto. Non a caso, sul lato testa c’è l’immagine di una donna del XV secolo. Pietro Giampaoli prese come modella la propria moglie.
Un errore remunerativo remunerativo
Il valore delle Cinquecento Lire Caravelle Prova (1957) può toccare i 10-12.000€. Questa versione è famosa per le vele al contrario. È un errore? Per alcuni si, per altri no. Secondo Guido Veroi, il medaglista e scultore autore dell’immagine, può capitare che le vele vadano contro vento. Comunque sia, non ne vennero a capo. Anche consultando molti libri di nautica. In ogni caso, si decise di cambiare il verso delle vele. Ma, come abbiamo detto prima, solo le monete con l’errore, vero o presunto, possono far incassare una cifra notevole.
Ape
Anche le due lire con l’ape meritano qualche riga. L’annata più pregiata è il 1958 perché ne emisero appena 125.000 pezzi.
Il primo motivo per cui sono interessanti è la somiglianza con i 10 Centesimi Ape, usciti nel 1919, il cui conio è opera dell’incisore Attilio Silvio Motti e del modellista Renato Brozzi.
Il secondo è l’omaggio che le è stato reso nel 2022 con due monete celebrative, entrambe in oro puro. Una da 20 e una da 50 euro. Del disegno se ne è occupata la medaglista Maria Cassol.
RICORDI E CELEBRAZIONI CELEBRAZIONI
Non ci sono solo le monete del passato.
Spesso, per ricordare o celebrare qualcosa o qualcuno, gli Stati emettono pezzi da 2 euro per i collezionisti. Il Principato di Monaco lo ha fatto nel 2007 in occasione del venticinquesimo anniversario della morte di Grace Kelly. Il suo valore può sfiorare i 5000 euro. Finora, è quello più alto per quanto riguarda gli esemplari di questa categoria.
Menzioniamo anche la moneta d’oro da 10 euro del Lussemburgo con la ninfa Melusina, una figura del folklore del Granducato (2021).
QUALI SONO II CRITERI DI VALUTAZIONE?
Uno è lo stato di conservazione. La scala va da fior di conio (fior di stampa per le banconote), sinonimo di perfezione, a discreto. Le sigle sono rispettivamente FDC (o FDS) e D.
Gli altri gradi sono:
Splendida (SPL)
Bellissima (BB)
Molto(BB)
Molto bella (MB)
Bella (B)
Man mano che si scende, aumenta Il numero dei difetti e la loro gravità, gli effetti dell’usura sono più evidenti e i contorni delle figure sono meno delineati.
Un altro fattore importante è la rarità. La scala va da R6 (esemplare unico) a CC (comunissimo). In mezzo, abbiamo R5 (non proprio unico, ma quasi), R4 (estremamente raro), R3 (rarissimo), R2 (molto raro), R1 (raro), NC (non comune) e C (comune).
E poi, bisogna considerare il materiale, il peso, il bordo (è liscio o zigrinato?), il diametro, eventuali errori, la stima sul numero di falsi, la presenza di sistemi anticontraffazione, l’impronta del conio (è in rilievo o incuso, ossia incavato?). Nonché il valore immateriale.
Conoscete altre monete del passato?